Ci voleva Apple con il suo programma di un’Academy a Napoli per sviluppatori di App per accendere i riflettori su quello che per alcuni è già una sorta di quartiere di Cupertino. Università e centri di ricerca, grandi e piccole imprese, specializzate e internazionalizzate, un esercito di start up, istituti del Cnr, eccellenti ricercatori e docenti, circa 1000 immatricolati l’anno ai corsi di informatica, rappresentano la base su cui l’Ict potrà svilupparsi e attrarre investimenti.

«Lavoriamo in silenzio da molti anni – esordisce Giorgio Ventre, il docente diventato il referente a Napoli del gruppo californiano – un tempo c’erano le grandi imprese e i loro centri di ricerca: Ibm, Alcatel, Olivetti ricerca e molte altre. Quel polo è stato in gran parte devastato dalle crisi, ma dalle sue ceneri è sorto molto di più. Un sistema di ricerca e imprese che dialogano costantemente e raggiungono livelli di eccellenza».

Ventre è professore di Sistemi di elaborazione delle informazioni nell’ambito del Dipartimento di Informatica della Federico II, proprio quello che nelle ultime rilevazioni Anvur viene classificato primo in Italia tra i grandi atenei per le ricerche svolte. Mentre, sempre Anvur, riconosce il primato tra le piccole e medie università all’ateneo del Sannio. Due primati insomma, che fanno luce sulla Campania. Nella stessa Federico II, poi, altra punta di eccellenza è rappresentata dal laboratorio di robotica Prisma Lab diretto da Bruno Siciliano, fondatore tra l’altro anche del Centro di chirurgia robotica Icaros. Uno dei 24 che cooperano a livello mondiale: Icaros oggi ha 25 ricercatori e negli ultimi anni ha ottenuto 8,5 milioni di finanziamenti europei. Qui i robot costruiti interagiscono con l’uomo: la frontiera più avanzata. Ma anche le altre università campane hanno dedicato all’Ict risorse: la Sun, ad esempio, con il dipertimento guidato da Beniamino Di Martino, che dialoga costantemente con l’istituto di Alfredo Petrosino della Parthenope. La Suor Orsola Benicasa da parte sua ha istituito un centro di ricerche con l’obiettivo di integrare cultura scientifica e umanistica.

Attorno ai centri di ricerca delle università e del Cnr c’è poi un polo industriale in cui prevalgono piccole e medie imprese. «Crediamo molto nello sviluppo del settore», precisa il presidente dell’Unione industriali di Napoli, Ambrogio Prezioso. Come la Bit4It, guidata dal fondatore Antonio Chello. Azienda specializzata nel settore della identità digitale che, con una forza lavoro di 85 persone e un fatturato di 11 milioni, ha sedi in Spagna, Gran Bretagna e Perù e si misura con partner di calibro francesi, tedeschi e del far East. O, passando a tutt’altro settore, in una location straordinaria come Castel Dell’Ovo, il consorzio Glossa, nato venti anni fa da una costola di Ibm e Selfin, cura la digitalizzazione dell’area archeologica di Pompei ormai al traguardo. Dieci persone in organico, un fatturato sotto al miliardo, ha un patrimonio di informazioni e dati da fare gola a grandi società e fondi di investimento. «Realizziamo progetti in tutta Italia – precisa il presidente Bruno Frangipani – abbiamo tanto da raccontare». C’è poi un filone che destina i propri prodotti ad auto e aerospazio: qui si colloca la Protom di Fabio De Felice, professore di impianti industriali e oggi anche imprenditore. Protom si occupa di progettazione di tecnologie industriali, servizi alla Pa e, fiore all’occhiello, realtà immersiva. Oggi la società (14 milioni di fatturato e 180 dipendenti tra Napoli e Tolosa) si è aggiudicata l’allestimento di tecnologie di Corporea, il museo sul corpo umano di Città della Scienza da 8, 5 milioni. Mentre Netgroup, di Giuseppe Mocerino, è specialista in sistemi per la Pa, per l’industria, sistemi di sicurezza e sviluppo mobile. Per la Pa lavora anche Dadagroup. Netgroup ha in programma l’apertura di una sede a Londra entro l’anno che conferma anche dopo Brexit. E poi ancora, si distinguono nel panorama Netcom di Domenico Lanzo, attiva nel campo dei media tv e system management di Giuseppe Lieto che sviluppa app.

«Nell’area metropolitana di Napoli c’è un tessuto di Ict eccellente – ribadisce Gaetano Cafiero, ceo di Kelyon, azienda che sviluppa applicazioni nel campo della sanità digitale per multinazionali farmaceutiche in Italia e all’estero e che si prepara ad aprire una consociata a Londra – ma possiamo parlare di un polo? Questo il punto debole del settore: ci vuole maggiore spirito di aggregazione». Fare rete, fare sistema, confrontarsi: lo stesso concetto declinato con mille sfumature. «È quel che manca – conferma Cafiero – in Campania alla vigilia dello sbarco di Apple». Nell’industria come nella ricerca. «Tra i distretti tecnologici – fa notare Ventre – manca quella considerazione unitaria del settore ict da farne un destinatario autonomo di finanziamenti per la ricerca di base del settore ».

20 milioni Investimento Impegno di Università, Apple e Regione per la Ios Academy

1000 Immatricolati Iscrizioni annue alle facoltà di informatica e ict della regione

1° Graduatoria Per l’Anvur Federico II è il primo ateneo italiano per la ricerca

172 Le start up Quelle dell’area Napoletana iscritte al registro delle imprese

2,7 milioni Il budget Stanziamento della Regione per defiscalizzare le start up

AIUTI RISICATI L’Information technology non è codificato come distretto, quindi manca l’ente che dovrebbe gestire i finanziamenti per il settore.

Fonte: Indire